CSDDD: Sostenibilità lungo la catena di fornitura

La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) è la proposta di legge UE che garantisce il rispetto degli standard ESG in materia di diritti umani e tutela dell’ambiente lungo tutta la supply chain.

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Cos'è la Supply Chain?

Chi lavora nel mondo del business, avrà sicuramente sentito parlare della supply chain o catena di approvvigionamento. Ma cosa significa realmente questo termine e perché è così importante per il successo delle imprese?

La supply chain rappresenta l'insieme delle attività coinvolte nella gestione, nel controllo e nell'ottimizzazione del flusso di materiali, informazioni e risorse da un punto di origine a un punto di destinazione finale. Questo processo comprende la produzione, l'approvvigionamento, il trasporto, la logistica e la distribuzione dei prodotti o dei servizi.

Perché è importante comprendere la supply chain? Una supply chain ben gestita può offrire numerosi vantaggi competitivi. Un'efficiente gestione delle attività di approvvigionamento e distribuzione può portare a una riduzione dei costi operativi, a un miglioramento dei tempi di consegna e a un aumento della soddisfazione dei clienti. Inoltre, una supply chain efficace consente alle imprese di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e di soddisfare le esigenze dei clienti in modo tempestivo.

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Cosa prevede la CSDDD?

Negli ultimi anni, il concetto di sostenibilità aziendale e responsabilità sociale ha guadagnato sempre più importanza a livello mondiale. Le imprese sono sempre più chiamate a operare in modo etico tenendo conto degli impatti ESG delle proprie attività. Per affrontare queste preoccupazioni, la Commissione UE ha proposto la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) - o anche chiamata Supply Chain Act - con l’obiettivo di promuovere pratiche aziendali responsabili e migliorare la sostenibilità lungo le catene di approvvigionamento.

Nello specifico la proposta di direttiva stabilisce norme in materia di:

  • obblighi rispetto agli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente, sia effettivi che potenziali, che incombono alle società nell'ambito delle loro attività, delle attività delle loro filiazioni e delle attività nella catena del valore svolte da soggetti con cui la società intrattiene un rapporto d'affari consolidato
  • responsabilità delle violazioni di detti obblighi.

In particolare

  • migliorerà le pratiche di governo societario riguardo ai processi di gestione e attenuazione dei rischi e degli impatti sui diritti umani e l'ambiente
  • eviterà la frammentazione degli obblighi di diligenza nel mercato unico e creerà certezza del diritto per le società e i portatori di interessi per quanto riguarda la condotta e la responsabilità attese;
  • aumenterà la responsabilità delle società per gli impatti negativi e garantirà coerenza alle società per quanto riguarda gli obblighi derivanti dalle iniziative dell'UE esistenti e proposte in materia di condotta d'impresa responsabile;
  • migliorerà l'accesso ai mezzi di ricorso per i soggetti interessati dagli impatti negativi della condotta delle imprese sui diritti umani e sull'ambiente;
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Dalle Corporate alle PMI: chi sono i soggetti interessati

Le società obbligate a rispettare la due diligence sono:

Le società UE

Con più di 500 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale di oltre 150 milioni di EUR nell'ultimo esercizio

Con più di 250 dipendenti e un fatturato netto a livello mondiale di oltre 40 milioni di EUR, purché almeno il 50% di tale fatturato netto sia stato generato in uno o più dei settori seguenti:

i) fabbricazione di tessuti, pellami e relativi prodotti e commercio all'ingrosso di tessuti, abbigliamento e calzature

ii) agricoltura, silvicoltura, pesca, fabbricazione di prodotti alimentari e commercio all'ingrosso di materie prime agricole, bestiame, legname, alimenti e bevande

iii) estrazione di risorse minerarie, fabbricazione di prodotti in metallo di base (macchinari e attrezzature esclusi) e commercio all'ingrosso di risorse minerali, prodotti minerali di base e intermedi

 

Le società non-UE

con un fatturato netto di oltre 150 milioni di EUR nell'Unione nell'esercizio precedente l'ultimo esercizio

con un fatturato netto di oltre 40 milioni di EUR ma non superiore a 150 milioni di EUR nell'Unione nell'esercizio precedente l'ultimo esercizio, purché almeno il 50 % del fatturato netto della società a livello mondiale sia stato generato in uno o più dei settori elencati nella seconda colonna della tabella 1

 

Come previsto dall’art. 20 del testo legislativo, le sanzioni verranno stabilite dai singoli Stati membri e si baseranno sul fatturato della società. Dopo l’entrata in vigore della direttiva, gli Stati membri avranno due anni per conformarsi con le disposizioni regolamentari nazionali.

E le PMI? Le piccole e medie entità saranno indirettamente interessate, poiché nel medio termine le corporate chiederanno anche ai partner coinvolti lungo la supply chain di rispettare i requisiti di due diligence.

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